La febbre è un sintomo e come tale va valutato in relazione all’eta del bambino, alla sua vitalità e alle sue condizioni generali. Il modo migliore per misurarla è usare un termometro elettronico in sede ascellare; il termometro ad infrarossi, invece, se usato da mani inesperte, può dare valori fuorvianti così come andrebbe evitata la sede anale per la sua invasività.
Nei primi tre mesi di vita il pediatra va avvertito immediatamente; dai tre mesi all’anno di vita entro ventiquattr’ore se non compaiono altri sintomi preoccupanti (si assopisce e fa fatica a rimanere desti, vomita bile, fatica a respirare, ha un pianto flebile e continuo inconsolabile, fa fatica ad urinare) nel qual caso il pediatra deve essere consultato nel più breve tempo possibile; dopo l’anno, se il bimbo gioca ed è vivace si può aspettare fino a tre giorni prima di consultare il medico.
In tutti i casi è sempre bene non coprire troppo il bimbo con la febbre, mentre non è raccomandato l’uso di spugnature fredde di routine per mancanza di prove di efficacia.
Sotto i dodici anni ci sono solo due principi attivi che si possono usare tranquillamente: il paracetamolo (fin dalla nascita) e l’ibuprofene. È bene evitare di ricorrere di propria iniziativa a qualunque altro farmaco. Il loro dosaggio deve essere calcolato in base al peso, non all’età. Le linee guida della “Società Italiana di Pediatria” raccomandano di somministrare il paracetamolo soprattutto per via orale perché l’assorbimento è più costante ed è possibile essere più precisi nel dosaggio. Le supposte andrebbero riservate solo in caso di vomito o quando non è proprio possibile la somministrazione per via orale.
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